Trent'anni fa nessuno pensava che sarebbe stato possibile scoprire un'orma fossile di vertebrato in Friuli. Secondo l'opinione generale, la fossilizzazione di tracce del passaggio di animali terrestri era considerato un evento piuttosto improbabile nella nostra Regione, come in tutt'Italia del resto.
Il motivo addotto per giustificare tale rarità era che, secondo i geologi, il nostro territorio durante l'Era Paleozoica, Mesozoica e buona parte della Cenozoica era rimasto quasi continuamente sommerso dal mare. Questa ricostruzione di un'Italia costantemente ricoperta nel passato geologico da caldi mari tropicali ci veniva insegnata all'università ed era riportata in tutti i testi che trattavano l'argomento.
La prima orma fossile di vertebrato rinvenuta in Friuli è stata resa nota alla scienza nel 1986.
Da allora, grazie alla tenacia e alla passione di pochi interessati, e nonostante il quasi totale disinteresse delle Istituzioni, un'incredibile varietà di tracce della vita del passato è stata riportata alla luce in Friuli e nelle regioni limitrofe (dall'Istria alle Dolomiti), rivelando un mondo prima sconosciuto e ribaltando le ipotesi dominanti. Si va dalle tracce di anfibi di 300 milioni di anni fa a quelle di mammiferi di pochi milioni di anni fa, passando attraverso le orme dei dinosauri (divenuti alla fine del XX secolo personaggi della cultura popolare) e i nidi prodotti dagli antenati degli attuali coccodrilli 230 milioni di anni fa. Ora sappiamo che in Friuli c'erano i dinosauri, che a Dogna nidificavano "lucertoloni" preistorici inaspettatamente scaltri e che ad Osoppo cinque milioni di anni fa pascolavano cavalli e rinoceronti. La ricerca paleontologica è andata avanti, a dispetto di tutti gli impedimenti tipici del nostro Paese.