2006 QD137
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22 09 2006
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Finalmente abbiamo trovato un nuovo asteroide!
Si chiama 2006 QD137 ed è la 251a scoperta che viene assegnata al nostro osservatorio. La prima osservazione risale al 23 agosto scorso, quando volevamo fotografare 2006 PW3, un asteroide recentemente scoperto dal nostro amico Silvano Casulli dell'osservatorio A55 di Vallemare di Borbona (Rieti). Ma nella zona inquadrata, sul confine tra le costellazioni del Capricorno e del Sagittario, oltre a 2006 PW3 e ad un paio di altri oggetti già conosciuti, ce n'era uno non identificabile con niente di noto. Gli abbiamo dato il nome provvisorio di CAF332 e, come vuole la prassi in questi casi, lo abbiamo fotografato nei giorni successivi, nelle serate del 26 e del 31 agosto. Ottenuta la serie di misure della sua posizione, abbiamo comunicato le coordinate al Centro dei Pianeti Minori. In settembre il Centro ha pubblicato le circolari mensili MPC in cui veniva attribuita a noi la paternità della scoperta con l'assegnazione della designazione provvisoria 2006 QD137 (ovvero la 3429a scoperta della seconda quindicina di agosto!). Sulle circolari c'era anche una sorpresa: non eravamo stati gli unici ad osservarlo! Lo stesso asteroide era già stato fotografato il 13 agosto dal telescopio NEAT di Monte Palomar, ma una sera di osservazioni non basta per meritare la paternità di una scoperta (un possibile nuovo oggetto deve essere osservato almeno in due serate distinte). Dall'orbita preliminare, calcolata sulla base delle osservazioni raccolte in 19 giorni da M.Palomar e da noi, 2006QD137 è un asteroide della fascia principale, con una distanza dalla Terra di 180 milioni di chilometri (alla data della scoperta). Con una dimensione stimata di un paio di chilometri, a tale distanza si mostra in fotografia come un puntino di ventesima magnitudine, ovvero con una luminosità che è un milione di volte più debole delle più piccole stelle che scorgiamo ad occhio nudo (ed è in assoluto il più debole, al momento della scoperta, di tutti quelli che abbiamo trovato finora). Fotografarlo infatti non è stato facile... Il sensore utilizzato è il nuovo CCD SBIG STL-1001E, acquistato quest'anno con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, e per ottenere una buona immagine è stato necessario combinare assieme undici esposizioni da 3 minuti l'una. Quando 2006 QD137 verrà osservato, non importa se da noi o da altri, per un tempo sufficientemente lungo (almeno quattro opposizioni, più di quattro anni), riceverà un numero definitivo e potremo dargli un nome!
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Enrico Pettarin | ||||||||||
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